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Mercato Immobiliare 2015

Primi segni di ripresa anche se non per tutti

13/02/2015 Autore: Il Sole 24ORE – Norme e Tributi, 4 gennaio 2015)

Prezzi più abbordabili delle abitazioni e mutui di nuovo alla portata delle tasche di molti italiani: sulla carta le condizioni che si stanno creando in questo 2015 appena iniziato rappresenterebbero un mix ideale per le famiglie e anche un’occasione per rilanciare un mercato immobiliare in crisi ormai da diversi anni nel nostro Paese. La situazione resta però più complessa di quanto certi dati non possano far credere. L’Associazione delle banche italiane (Abi) parla infatti apertamente da alcuni mesi di ripresa del mercato dei finanziamenti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni: nei primi 11 mesi del 2014, secondo i dati diffusi proprio questa settimana, le erogazioni del campione di riferimento (che rappresenta circa l’80% della totalità del mercato bancario nazionale) sono cresciute del 31,2% rispetto a un anno prima, passando da 17,1 a 22,4 miliardi di euro. Occorre però ricordare luogo come il mercato dei mutui si sia praticamente dimezzato negli ultimi 4 anni e che i livelli attuali non siano ancora lontanamente paragonabili a quelli di fine 2011. Ma soprattutto bisognerebbe effettuare una distinzione in base alla finalità con cui è stato concesso il prestito. Le surroghe e le sostituzioni, come si legge nell’articolo in alto, sono infatti tornate in auge per via delle migliori condizioni praticate dalle banche: in base a stime ufficiose raccoglierebbero almeno il 20% del totale erogato, che quindi non sarebbe tutta liquidità aggiuntiva a vantaggio delle famiglie. Meglio allora affidarsi ai dati, sempre di fonte Abi, relativi alle consistenze di fine novembre, che segnalano per la prima volta negli ultimi 30 mesi una stabilizzazione rispetto all’anno precedente degli impieghi delle banche italiane a famiglie e società non finanziarie a 1.419 miliardi: negli ultimi 12 mesi, insomma, le banche hanno concesso denaro per un ammontare uguale a quello nel frattempo giunto a scadenza. Certo, è un valore pur sempre inferiore di 114 miliardi (o del 7,5%, se preferite) rispetto a quello di quattro anni prima (quando si era toccato il picco); di denaro in meno sul quale le famiglie italiane non possono più contare, ma si tratta comunque di un punto di partenza. Per proseguire su questa strada servono però passi avanti ulteriori, sia sul fronte dell’offerta, sia su quello della domanda. Le banche, da parte loro, sembrano davvero aver abbassato le pretese negli ultimi tempi: la parziale riduzione degli spread unita a tassi Euribor ormai azzerati e a Irs ai minimi storici rende i prodotti attualmente in catalogo altrettanto se non più convenienti rispetto a quelli disponibili nel 2011, prima della crisi del debito. Certo, chi punta sul variabile dovrà farlo con attenzione, perché se pur non nell’immediato, prima o poi i tassi torneranno ad aumentare.

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